giovedì 19 maggio 2011

e poi a volte per andare avanti, si deve fare un passo indietro (o forse più di uno)

Mi ricordo quella frase scritta sul quaderno di inglese in terza, o quarta, superiore: "non c'è felicità nelle cose che facciamo se sono diverse da quelle in cui crediamo". E' stato uno dei miei motti preferiti, che però ho abbandonato, quasi senza volerlo.. nel momento in cui ho deciso a quale università iscrivermi.
In quanto a voti (non parlo dell'intelligenza), ero la più brava della classe, avevo vinto varie borse di studio, mi piaceva studiare, e mi sono fatta convincere dai professori del fatto che potevo essere più di un'insegnante (lavoro per il quale avevo scelto il mio Liceo).. e sull'onda dell'entusiasmo di un bel 100, ci ho creduto.
Il diritto non mi è mai piaciuto, non è che mi avesse mai appassionato.. però lo studiavo e andavo bene anche in quella materia. Ma è qualcosa che mi è sempre, come dire, scivolato addosso? Non c'è mai stata passione, entusiasmo, curiosità.. l'ho sempre considerata una materia arida.
E allora perché mi sono iscritta alla facoltà di Giurisprudenza? A chi me lo chiede rispondo: "non me lo ricordo", o in alternativa, "per esclusione"..
escludendo tutto ciò che riguardava la matematica, escludendo le varie scienze delle merendine, mi rimaneva lingue e giurisprudenza.
Per quanto riguarda la facoltà di lingue, sapevo solo l'inglese, poco il francese, quindi mi pareva di partire svantaggiata, e non me la sono sentita (e un po' me ne pento).
Io ho sempre avuto una tremenda passione per la letteratura, per la filosofia.. per le seghe mentali insomma, direbbe l'80 % della popolazione. E in effetti è stato per questo mio considerare la filosofia una serie infinita di teorie campate per aria (per quanto terribilmente affascinanti e complesse) e la letteratura qualcosa che potevo benissimo trasformare in hobby, che ho deciso di deviare per quel magico mondo che è il Diritto.
Magico in senso ironico, ovviamente.
Ma non si può trasformare in hobby qualcosa che è una passione. Ma te ne rendi conto sempre tardi, o comunque quando hai già preso una decisione, e se sei una persona come me, raramente sai tornare indietro (ed è un difetto).
E allora sono qui, a 4 esami dalla laurea (5 anni eh.. mica la 3 + 2).. sono in corso, potrei benissimo finire in pari, ho una buona media che potrebbe farmi arrivare tranquillamente al 110 .. MA..
Non ne ho più voglia. Finita la motivazione, finito l'interesse, finito il credere che questo tipo di studi sia fatto per me e che mi porterà chissà dove.
In fondo non sono mai stata una persona con aspirazioni tipo fare soldi, o far carriera.. e probabimente se l'avessi, sopporterei queste ultime fatiche.
Ma a me non me ne frega più nulla. Il mondo non cambia, e di certo non lo posso cambiare io, che non sono e non sarò mai nessuno. Posso fare del bene in piccolo, nella mia vita e per chi mi sta intorno, ma per far questo ho forse bisogno di una laurea in legge? Non lo so. Non credo.
Tanti miei amici laureati che non trovano lavoro.. o se lo trovano li pagano come un part-time da commessa al centro commerciale..
Sapere che, se voglio far carriera, o intraprendere la carriera di magistrato (che mi piacerebbe), dovrei studiare altri tot anni, mentre io ho un forte desiderio di uscire di casa, farmi la mia vita e smetterla di farmi mantenere dai miei.. E soprattutto altri tot anni col naso dentro ai libri? Mi viene male solo a pensarci. Evidentemente perché non è la mia strada. Perché mi piacerebbe sì, ma in fondo non è quello che voglio davvero.


Dicono che chi non si fa mai domande è stupido, e che le persone intelligenti prima o poi attraversano momenti di crisi. Considerando che io ho ogni tot anni crisi esistenziali, direi che Einstein mi fa una cosiddetta pippa.


Mi sono stancata così tanto in questi anni.. e lo so che non devo mollare adesso. Ma faccio una gran fatica a dare un senso a questa laurea. Alla laurea in generale, visto che ormai tutti si laureano, tutti hanno questo benedetto pezzo di carta con cui si può serenamente pulire il .. (madame finesse eccola qua).
Una volta i laureati erano persone "di un certo livello".. adesso è la solita massa di ignoranti a cui i genitori hanno potuto pagare gli anni in corso e spesso fuoricorso. E che tristezza, e mi ci metto nel mezzo.
Ho passato qualche giorno con una mia amica, lei è della Repubblica Ceca, e mi sono vergognata tantissimo per le mie evidenti e vergognose lacune culturali.
Sono 5 anni che studio come una scema e non so niente di utile.. non abbastanza comunque. Se voglio approfondire i miei interessi, "perdo" del tempo che potrei, dovrei impiegare nello studio. E se inizio a guardarmi intorno, a distogliere gli occhi dai libri, mi rendo conto di quante cose non so e vorrei sapere, non ho mai visto e vorrei vedere, e mi parte la frenesia, la voglia di conoscere e mi viene a noia il dover stare tutto il giorno sui libri. Lo so, ci vuol pazienza, lo so, non posso buttare via anni di fatiche per una crisi.
Ma faccio fatica a raccontarmela.. non credo sia solo stanchezza, credo proprio che una laurea non serva a nulla. O meglio, una laurea presa così, una laurea al termine di un corso di studi dove non fai altro che imparare a memoria (perché questo è quello che valutano i professori, la tua incredibile capacità di memorizzazione di cose che sono perlopiù stronzate inutili ai fini della tua preparazione).. poi no, devo essere sincera, c'è anche qualche professore che punta a farti ragionare, ma sono il 10%, sono giovani, e sono decisamente spiriti illuminati.
Credo che dovrebbe essere impostato diversamente il mio corso di studi, più giurisprudenza, più casi pratici, e da lì partire per conoscere le varie leggi, leggine e leggette. Se non si inserisce lo studio di qualcosa di noioso quale è imprescindibilmente l'enorme mole di leggi, in un contesto pratico, è una tortura. E' uno studiare senza capire veramente. Un imparare a memoria senza che ti rimanga niente dopo 5 giorni che hai dato l'esame. E a me dà fastidio che non mi rimanga niente, e a me dà fastidio essere la tipica italiana ignorantona. E mi irrita lo squallore e la bassezza che è diventata l'università italiana.. dove non importa il formare menti giovani, ma farsi vedere per quanto si è bravi (parlo dei docenti). Forse è sempre stato così, forse è stato anche peggio di così. Io non sono assolutamente a favore dei professori buoni, simpatici e amichevoli. Non dico mica questo. Ma credo che molti professori potrebbero benissimo insegnare al liceo o alle medie, visto che il loro approccio si limita a venire a lezione, ripetere quello che c'è scritto nel foglio che hanno preparato la sera prima, e andare a casa.


Non sono mai stata una persona tranquilla.. se non in rari momenti di pura felicità e serenità, che mi rimarranno impressi per sempre e che danno un senso a questa vita. E in quei momenti non era la gratificazione di un 10, non era un bel voto di un esame.. quelle sono soddisfazioni che poi lasciano un vuoto. Vuoi che cala l'adrenalina, vuoi che arriva la stanchezza. E' una sorta di soddisfazione temporanea, che non ti basta. No, i momenti felici sono sempre stati altri, e ne ho sempre avuti così pochi. E ora che ho iniziato a vivere la mia vita come pare a me, e ho capito che è così che deve essere, che se sono felice io è tutto più facile, come faccio a chiudermi di nuovo nella mia stanza improvvisando un'ottusità che non ho?
Non voglio deludere i miei genitori, non voglio assolutamente mollare anche se il traguardo mi sembra lontanissimo.


Vorrei solo sentirmi meno frustrata, ritrovare la motivazione e poi rimandare le scelte felici a più avanti. Anche se mi rendo conto che è una vita che rimando la mia felicità a "più avanti". "Prima fai quel che devi fare, prima finisci quello che hai iniziato, poi arriverà il momento in cui vivrai la vita come vuoi".. e il momento non arriva mai. Perché sei te che lo devi far arrivare, il momento giusto. Se continuo a ragionare pensando che il dovere viene prima di tutto non lo farò mai arrivare questo momento. Ma visto quanta gente frustrata c'è a questo mondo, io non ci sto.
Perché credo ci sia solo un vero dovere, ed è verso se stessi, ed è vivere la vita nel modo che ci fa stare meglio.


E credo di aver sbagliato a scegliere questa facoltà.. ma agli sbagli si può rimediare.. L'importante è non fare più una scelta dettata dalle motivazioni sbagliate. E quando sono sbagliate e quando giuste? Oh beh, lo sai. In fondo in fondo lo sai.

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