sabato 9 luglio 2011

Citando Giulio Cesare Giacobbe

"Cosa vuole un uomo da una donna?
Sesso e allegria.
E tu daglieli tutti e due.
Sono la tua dote.
Sii sempre allegra.Anche se hai la morte nel cuore".


"È l'esperienza della tua capacità di affrontare da sola le difficoltà, la materia con la quale tu costruisci la stima e l'amore per te stessa, il motore che spinge la tua auto nella pista della vita e ti porta al traguardo.
Perché solo la tua esperienza, ti può dimostrare che sei in grado di affrontare qualsiasi difficoltà da sola, senza l'aiuto di nessuno.
Solo così, puoi conquistare la tua sicurezza.
Devi dimostrare a te stessa che hai le capacità di affrontare da sola le difficoltà.
Che sei indipendente dagli altri.
Che sei autonoma.
Autosufficiente.
Solo così, puoi avere la capacità di risolvere il problema della tua felicità.
Smettendo di essere una bambina e diventando una donna.
La stima e l'amore per te stessa sono infatti caratteristiche della donna adulta".
"Se io sono un barbone ma mi sento un re, sono felice.
Se sono un re ma mi sento un fallito, sono infelice.
L'autoimmagine, per dirla in modo scientifico, è il risultato della sedimentazione nella memoria dei giudizi su noi stessi e delle immagini, cioè dei modelli, con i quali ci identifichiamo.
La memoria è ciò che chiamiamo inconscio.
È quindi nell'inconscio, che si forma la nostra autoimmagine.
Ecco perché normalmente non ne siamo coscienti.
Ma così come essa si forma a nostra insaputa, così essa si può formare in seguito a un nostro intervento cosciente e intenzionale.
Noi possiamo cioè determinare la nostra autoimmagine".

Perché il vero amore è quello della madre, più ancora che quello del padre.
La madre che accetta incondizionatamente il proprio figlio.
Anche quando è un delinquente.
O un deficiente.
O un disgraziato.
Questo è amore.
L'accettazione incondizionata e assoluta dell'altro.
Il donarsi all'altro.
Il desiderio della sua felicità.
Che diventa anche la nostra.
Questo, è l'amore.
Nient'altro lo è.
Tutti gli altri sono amori finti.
Come l'innamoramento.
Che non vuole la felicità dell'altro ma la propria.
Che me ne frega se l'altro soffre a starmi vicino?
Per me l'importante è che ci stia.

Perché esiste una legge psicologica inesorabile: nessuno può far soffrire nessuno.
Ognuno è rigorosamente causa della propria sofferenza.
L'attribuirla agli altri è ancora una volta fare i bambini che non vogliono affrontare le proprie responsabilità.

Per quanto disastrata sia una donna, esiste sempre in qualche parte del mondo un uomo che la trova meravigliosa. Il problema è trovarlo. ( ^_^ )

Il problema è capire cosa vuol dire essere stronza.
Già, cosa vuol dire stronza?
Vuol dire applicarsi alla soluzione del problema della propria felicità e non al problema della felicità degli altri.
Ti sembra tanto riprorevole?
Se ci pensi, mica poi tanto.
Se ognuno si applicasse alla soluzione del problema della propria felicità sarebbero tutti felici.
Ma molti demandano il problema della propria felcità agli altri e pretendono che siano gli altri a risolverglielo.
Perché, per incredibile che possa sembrare, la nostra felicità non dipende dagli altri, ma da noi stessi.
Se tu stai bene con te stessa perché hai la stima e l'amore di te stessa, tu sei felice in qualsiasi situazione e ti godi qualsiasi cosa.

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