lunedì 10 dicembre 2012

In fondo la vita è una grande opera buffa, con personaggi inconsapevolmente grotteschi e consapevolmente meschini; irrompono sulla scena, intrattengono, e poi se ne vanno, lasciando il ricordo di qualcuno che si è preso uno spazio non dovuto. Come quando uno straniero entra nel tuo campo, raccoglie tutti i frutti della terra, e quando ha finito se ne va maledicendoti perché il campo ormai è vuoto. E allora pensi che forse era meglio essere meno tolleranti, ma tanto, per quante barriere tu possa mettere attorno al campo, non saranno mai troppo alte e robuste.. arriveranno sempre stranieri, e guardandoli entrare di soppiatto, alla fine li lascerai fare. Ci spererai sempre che un nuovo straniero non si fermi solo a raccogliere i frutti, ma bussi alla tua porta, entri, ti stringa la mano, si presenti, ti ringrazi e sia in eterno riconoscente per la tua  generosità. Perché niente è dovuto, ma le persone raramente se ne rendono conto. In fondo i rapporti sono stanze separate da una porta, e quasi mai si vuole guardare nella serratura per vedere veramente cosa c'è dall'altra parte. Chi ci guarda è puntualmente costretto a cambiare stanza, perché raramente quello che vedi è piacevole. In fondo la vita è una messa in scena dove cambiano gli attori, cambia lo sfondo, e il personaggio principale cambia le maschere, credendole ogni volta vere, illudendosi ogni volta..e una volta finite le maschere, indossi la sua verità, e guardandosi allo specchio finalmente si riconosca.

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